Eraclìto
o Eràclito? Èdipo
o Edìpo? Sono molti i dubbi che insorgono quando si tratta di pronunciare nomi
propri di famosi personaggi del mondo greco antico. In questo breve post vorrei
fare un po’ di chiarezza, ispirandomi ad alcune utili osservazioni che ho
trovato setacciando numerosi libri di testo scolastici in uso. Nel primo volume
degli esercizi del Corso di Greco. Lingua
e civiltà di M. R. Calabrese De Feo e L. M. Raffaelli, le autrici ci
illuminano proprio su questo ricorrente dilemma e spiegano come in molti casi i nomi
possano ricevere due accenti diversi, a seconda che si segua la pronuncia greca
oppure quella latina, la quale ha trasformato, per così dire, il nome stesso, assimilandolo alle
proprie leggi di accentazione.
Come
spiegano le studiose, diverse sono le regole dell’accento nelle due lingue: in greco, per stabilire la posizione
dell’accento, conta la lunghezza dell’ultima
sillaba, mentre in latino, in base alla cosiddetta legge
del trisillabismo, risulta fondamentale la quantità della penultima sillaba: se
è lunga, l’accento ricade su di essa, mentre se è breve, l’accento va posto
sulla terzultima.
“Per
es.: greco Αἴσωπος ------ latino Aesōpus ------ italiano Esòpo (ma Èsopo alla
greca).
A causa del ruolo di “ponte” esercitato dalla
cultura e dalla lingua latina tra il mondo greco e noi, si preferisce in genere
modellare la pronuncia italiana sulla forma latina, attraverso la quale la
maggior parte dei nomi classici è penetrata nella nostra tradizione letteraria.
Così si leggerà:
Tersìcore
Omèro
Efèsto
Eraclìto
Sòcrate
Milèto
|
lat. Terpsichŏre
lat. Homērus
lat. Hephāēstus
lat. Heraclītus
lat. Socrătes
lat. Milētus
|
gr. Τερψιχόρη
gr. Ὅμηρος
gr. Ἥφαιστος
gr. Ἡράκλειτος
gr. Σωκράτης
gr. Μίλητος
|
Tuttavia nell’uso non sono rari i casi nei quali l’accentazione greca ha
la preferenza su quella latina: leggiamo Euridìce
malgrado il latino Eurydyce (la y
della penultima è breve; cfr. gr. Εὐρυδίκη), […]
e Cleopàtra malgrado il latino Cleopătra (cfr. gr. Κλεοπάτρα); in concorrenza risultano
per esempio le letture Tèseo/Tesèo
(lat. Thēseus, gr. Θησεύς), Èdipo/Edìpo
(lat. Aedipus, gr. Οἰδίπους), Areòpago/Areopàgo (lat. Aeropăgos, gr. Ἄρειος πάγος), Orìgene/Origène (lat. Origĕnes, gr. Ὠρῐγένης), Odìsseo/Odissèo (lat. Odyssěus, gr. Ὀδυσσεύς)”.
Come viene illustrato
nella scheda, poiché nella lingua italiana si preferisce la pronuncia piana
rispetto a quella sdrucciola, in molti casi, si è diffusa la pronuncia greca,
ma, per quanto riguarda alcune parole, nemmeno quest’ultima viene seguita, in
realtà. Vediamone alcuni esempi: “Iapèto
(o Giapèto) invece di Iàpeto (di fronte al latino Iapětus e al gr. Ἰᾰπετός), Uràno invece di Ùrano
(lat. Urănus, gr. Οὐρανός), Giasòne invece di Giàsone
(lat. Iason, Iasŏnis gr. Ἰάσων, Ἰάσονος).” (le
parti tra le virgolette sono tratte da primo volume degli esercizi del Corso di Greco. Lingua e civiltà di M.R. Calabrese De Feo e L. M.
Raffaelli, editrice Le Monnier Scuola, Milano, 2007, pag. 31).
In alcuni casi, dunque, l’italiano stesso ha
proceduto ad un assorbimento di queste parole, adattandole alle proprie leggi e
consuetudini di pronuncia, trascurando i modelli greci e latini.
Spero di essere riuscita a dissipare qualche
dubbio su questi nomi greci così universalmente noti, anche se, come si è
visto, non lo sono così tanto per quanto riguarda la loro pronuncia;-)!
Un piacevolissimo venerdì sera!:-)
E.
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