La libertà e la bellezza della lettura...

Sempre per non abbandonare Pennac, mio autore di culto, vorrei citarvi qualche incantevole pagina tratta dal suo delizioso e giocoso saggio, che potremmo definire di "didattica della lettura", interessante ed utile per chiunque e, in particolare, per i giovani, i loro genitori ed i loro insegnanti.

Nelle pagine di questo magnifico libello, che volano letteralmente via, grazie al divertimento intelligente che l'autore sa procurare trattando di qualsiasi argomento, egli, senza ricorrere ad uno stile manualistico, ci illumina sul potere magico ed unico che solo i libri e la letteratura possiedono e racchiudono in sè: quello di trasmettere felicità, piacere, conoscenza, a patto, però, che l'atto della lettura avvenga in modo libero e in condizioni di piacevole isolamento ed intimità, spontaneamente, ed anche casualmente, aggiungerei, grazie a momenti di felice serendipità.

I libri sono portatori di quella che Pennac definisce una "virtù paradossale", una speciale virtù che ci permette "di astrarci dal mondo per trovargli un senso". L'amore per la lettura e per la letteratura, piacere libero e incoercibile, è molto legato, secondo lo scrittore, anche alle nostre prime letture infantili ed alla capacità dei nostri genitori di farci amare i libri in modo naturale, coltivando in noi il desiderio e la fantasia.

Ecco le riflessioni di un immaginario genitore il quale, alle prese con un figlio adolescente che non riesce più a leggere (perché i libri per lui, in quel momento, rappresentano solo una pesante costrizione), ripensa alla gioiosa complicità che si veniva a creare al momento della lettura serale, quando leggeva per il suo bambino fiabe e racconti:
"Che pedagoghi eravamo, quando non ci curavamo della pedagogia!"

"Siamo giusti: non abbiamo pensato subito di imporgli la lettura come un dovere. All'inizio abbiamo pensato solo al suo piacere. I suoi primi anni ci hanno messo in uno stato di grazia e l'assoluto stupore dinanzi a questa nuova vita ci ha conferito una sorta di genialità. Per lui siamo diventati narratori. Dal primo sbocciare in lui del linguaggio abbiamo incominciato a raccontargli delle storie. Era un talento che ignoravamo di avere. Ma il suo piacere ci ispirava, la sua felicità ci dava le ali. Per lui abbiamo moltiplicato i personaggi, concatenato gli episodi, raffinato gli accorgimenti. ...
Ricordatevi di quell'intimità così ineguagliabile. Questa era la coppia che formavamo allora, lui, il lettore, così astuto, e noi, il libro, così complice! Insomma gli abbiamo insegnato tutto del libro all'epoca in cui non sapeva leggere. Gli abbiamo rivelato l'infinita diversità delle cose immaginarie, l'abbiamo iniziato alle gioie del viaggio verticale, l'abbiamo dotato dell'ubiquità, liberato da Crono, immerso nella solitudine favolosamente affollata del lettore..."

(D. Pennac, Come un romanzo, pp. 13-15, passim, Feltrinelli, Milano, 2000).

1 commento:

  1. So che le mie sono parole un po' strane, per uno che i voti li vuole dare, ma temo che voti e accertamenti di profitto in generale, seppur nati con l'intento di premiare il merito, contengano in sé il veleno per la cultura. Nel caso specifico, non è più importante il fatto che uno abbia letto un romanzo, ma che sia in grado di dimostrare di averlo letto.

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